Andrea Branzi + Chiaki Maki + Andrea Mastrovito
un progetto di Elena Quarestani con Marco Sammicheli
aprile-maggio
Andrea Branzi + Chiaki Maki + Andrea Mastrovito
un progetto di Elena Quarestani con Marco Sammicheli
aprile-maggio
ORARI DI APERTURA
dal 3 aprile al 11 maggio
dal mercoledì al sabato, dalle 15 alle 19 e su appuntamento
CALENDARIO VISITE GUIDATE
sabato 11 maggio – ore 16:00 e 18:00
Info e prenotazione: info@assab-one.org
La terza edizione di 1+1+1, il format espositivo ideato da Elena Quarestani con Marco Sammicheli torna a indagare le relazioni tra arte, architettura e design nella pratica di tre autori. Un architetto, una textile designer e un artista sono stati invitati a realizzare installazioni e lavori site specific nei suggestivi spazi di Assab One.
1+1+1 2019
ANDREA BRANZI + CHIAKI MAKI + ANDREA MASTROVITO
un progetto di Elena Quarestani con Marco Sammicheli
Opening lunedì 1 aprile 2019 – dalle ore 18:00 alle 22:00
con doppia performance alle ore 19:00 e 21:00
La terza edizione di 1+1+1, il format espositivo ideato da Elena Quarestani con Marco Sammicheli torna a indagare le relazioni tra arte, architettura e design nella pratica di tre autori. Un architetto, una textile designer e un artista sono stati invitati a realizzare installazioni e lavori site specific nei suggestivi spazi di Assab One.
Andrea Branzi, architetto, protagonista del movimento Radical e del nuovo design italiano, è stato di recente celebrato alla Royal Academy of Fine Arts di Stoccolma con il prestigioso premio Rolf Schock in the Visual Arts 2018 per il suo lungo e significativo coinvolgimento nel dibattito su città, architettura e design. Da umanista contemporaneo, in questa mostra Branzi riflette su un’arte arcana e attuale come quella latina e rende omaggio a una Pompei rimasta “intatta” nella sua dimensione più intima e poetica, quella domestica. Il titolo della sua mostra è La Metropoli Latina. Vive a Milano.
Chiaki Maki, textile designer, dopo la formazione universitaria in Giappone e negli Stati Uniti, ha viaggiato in molti paesi del mondo alla ricerca delle radici della pratica della tessitura. Nel suo laboratorio alle pendici dell’Himalaya concepito insieme a Bijoy Jain fondatore di Studio Mumbai, dove ogni centimetro quadro è stato toccato dalla mano dell’uomo, realizza, attraverso processi rigorosamente naturali, preziosi filati che poi compone creando tessiture pittoriche. I pigmenti naturali, la reazione dei colori alla luce e alla materia caratterizzano la sua pratica. La combinazione della sua vena artistica con l’artigianato tradizionale e le risorse della natura dà il titolo alla sua mostra: The Alchemy of Weaving. Chiaki vive e lavora tra Tokyo e Dehradun. Questa è la sua prima mostra in Italia.
Andrea Mastrovito, artista, si esprime con altrettanta energia creativa utilizzando una varietà di mezzi, dal disegno, all’installazione, al video. Per questa mostra Mastrovito rende omaggio con un’opera monumentale a quella che fu la produzione della nota azienda grafica milanese – la GEA – che aveva la sua sede negli spazi di Assab One. Si tratta di una sorta di amorevole restauro-rammendo del pavimento della ex fabbrica, ricostruito oggi con un tessuto mimetico di oltre migliaia di tessere puzzle ricavate da copertine di libri verdi, raccolti grazie alla partecipazione di amici e degli abitanti del quartiere. Il titolo della sua mostra è BABEL. Andrea vive e lavora tra New York e Bergamo. Questa è la sua terza mostra ad Assab One.
Le tre mostre saranno aperte dal 1 aprile al 5 maggio e saranno corredate da un calendario di eventi, aperture straordinarie e visite guidate.
Si ringrazia:
la galleria Friedman Benda per il sostegno alla mostra La Metropoli Latina di Andrea Branzi
la Fondazione Mondadori, Touring Club Milano e tutti coloro che hanno partecipato alla produzione dell’opera di Andrea Mastrovito con la raccolta dei libri dalla copertina verde.
Anna Aiolfi, Filippo Cristini, Noemi Ferrari, Luciano Finazzi, Vincenzo Furfaro, Mafalda Galessi, Giuseppe Laverde, Anastasia Shalasheva, per aver assistito Andrea Mastrovito nell’installazione dell’opera.
Andrea Branzi
Andrea Branzi, Architetto e Designer, è nato a Firenze dove si è laureato; vive e lavora a Milano dal 1974. Si occupa di design industriale e sperimentale, architettura, progettazione urbana, didattica e promozione culturale. E’ autore di molti libri sulla storia e la teoria della progettazione, pubblicati in diversi paesi; negli ultimi anni sono state pubblicate importanti monografie sul suo lavoro. Fino dalla laurea (1966) ha fatto parte del movimento di avanguardia dell’ ”Architettura Radicale”. Nel 1982 ha co-fondato e diretto Domus Academy, prima scuola post-universitaria di design. Come Professore Ordinario è stato Presidente del Corso di Studi in Design degli Interni alla Facoltà di Design del Politecnico di Milano. Ha vinto tre Compassi d’Oro, di cui uno alla carriera. Nel 2008 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in Design dall’Università della Sapienza di Roma e nello stesso anno è stato nominato Membro Onorario del Royal Design for Industry di Londra. Nel 2017 il Centro Georges Pompidou di Parigi ha dedicato al suo lavoro una sala permanente. Nel 2018 la Royal Academy of Fine Arts di Stoccolma gli ha conferito il premio Rolf Schock per le Arti Visive.
Chiaki Maki
Chiaki Maki, textile designer, vive e lavora tra l’india e il Giappone. Dopo la laurea presso la Musashino Art University ha proseguito gli studi alla Rhode Island School of Design. Da qui è iniziata la sua ricerca in diversi paesi in cui la pratica della tessitura fa parte della vita quotidiana della popolazione.
Dopo anni trascorsi In India producendo originali tessuti a mano Chiaki ha creato, insieme a Bijoy Jain fondatore di Studio Mumbai, uno straordinario laboratorio ai piedi dell’Himalaya, Ganga Maki. In questo posto speciale dove ogni centimetro quadro costruito è stato toccato dalla mano di un uomo o di una donna, ha esteso la sua pratica a tutto il ciclo di produzione e dato spazio alla sua vena artistica. Qui prima di arrivare al telaio ogni fase, dalla coltivazione delle fibre e dei pigmenti naturali, fino alla produzione dei filati, viene portata a termine con procedimenti naturali, seguendo il ritmo delle stagioni, per creare colori, filati e composizioni di eccezionale unicità.
Andrea Mastrovito
Nato nel 1978 a Bergamo, Mastrovito vive da anni a New York. Nel 2007 ha vinto il New York Prize, assegnato dal Ministero degli Affari Esteri italiano, nel 2012 il Premio Moroso e nel 2016 il Premio Ermanno Casoli. Il suo lavoro è stato esposto nei maggiori musei nazionali ed internazionali, dal MAXXI di Roma al Museo Novecento di Firenze, dal MART di Rovereto al Pecci di Prato, dal BPS 22 di Charleroi alla Manchester Art Gallery, dal MUDAC di Losanna al Laznia Center di Danzica, dalla Kunsthalle Osnabruck al Belvedere 21 di Vienna, dal Museo del Novecento di Milano alla Gamec di Bergamo, sino al Queens Museu, a Magazzino Italian Art e al Museum of Arts and Design di New York.
La presenza in questa terza edizione di 1+1+1 di una artista del tessile, mi sta facendo scoprire, con il senno di poi, il senso occulto di questa iniziativa nata per indagare e portare alla luce le connessioni tra tre discipline. Riflettendo sull’atto del tessere e sul significato che può assumere, scopro infatti che il fenomeno che mi appassiona di più, da quando tre anni fa ho invitato tre professionisti amici a incontrarsi e a fare incontrare i loro lavori in questi spazi – e Marco Sammicheli ad accompagnarmi in questo viaggio – è osservare l’inarrestabile intrecciarsi di relazioni tra persone e progetti e, insieme, il processo sorprendente di causa-effetto che si è messo in moto.
Avevo proposto allora il titolo Come together, bocciato senza discussioni da George Sowden che l’aveva imperativamente sostituito con 1+1+1, mentre in contemporanea ne disegnava il logo. Tre anni dopo vedo in quel segno + il frammento di una rete, orizzontale la trama, verticale l’ordito. La promessa di un continuo, divertente, intrigante, inarrestabile tessuto di relazioni tra le persone e le cose. Ogni edizione è stata infatti il risultato di incontri mediati dal caso o emersi da quei pochi gradi di separazione che consentono di individuare connessioni, perché è proprio vero che siamo sempre gli uni intrecciati agli altri.
Succede così che, apparentemente per caso, lavori che in origine non sono stati pensati dai loro autori per dialogare con gli altri, si trovano per incanto a scandire un discorso comune, che magari si rivela grazie a una fotografia o allo sguardo di un visitatore attento. Succede così che, a posteriori, con quello che resta inutilizzato delle tre installazioni, si possa comporre un’altra mostra, autonoma, dove le opere di ciascuno si riflettono in quelle dell’altro.
Questa volta io vedo un racconto che si intreccia tra il lavoro di Chiaki che per realizzare un tessuto parte da lontanissimo – dalla semina dell’indaco che usa per tingere i filati e dall’allevamento dei bachi da seta, ben prima di passare alla composizione dei vari colori e al telaio – e quello di Andrea Mastrovito che, per “rammendare” il pavimento di Assab One è partito dalla raccolta di migliaia di libri, prima di dare inizio al paziente lavoro di ricomporre con minuscole tessere ricavate dalle loro copertine un puzzle di dimensioni monumentali. La stessa pazienza, la stessa sfida del limite, lo stesso gusto del rischio, lo stesso processo vagamente ipnotico nel realizzare l’elaborato finale. Nel lavoro di Andrea Branzi vedo il filo mai interrotto della storia, nella rappresentazione al presente di un passato in cui in gesti e oggetti quotidiani sono riconoscibili e noti, la casa, la natura, la mano dell’uomo allora come adesso.
Sono felice e molto grata che questi tre autori, che hanno in comune una energia straordinaria, abbiano accettato l’invito a tessere le loro trame ad Assab One.
(Elena Quarestani)
Ancora, e per la terza volta, Assab One è un teatro della memoria dove l’arte, l’architettura e il design si fondono in un’unica espressione contemporanea che non teme la storia, anzi la blandisce per fare i conti con il presente. La fabbrica novecentesca, l’editoria, gli interni industriali, il sistema di relazioni culturali di un centro d’arte sono l’intreccio narrativo, un paesaggio visivo e le condizioni più o meno latenti che i tre autori invitati hanno avuto a disposizione per realizzare un’installazione site specific.
Ancora tre generazioni, tre autori, tre storie, tre affacci su un immaginario ogni volta diverso ma lambito dallo stesso flusso, ovvero l’energia di un luogo che è infrastruttura, spazio espositivo, agone, agorà mai inerte.
Nessuno indulge in alcun intento rievocativo, eppure Andrea Branzi con gli ambienti latini dipinti crea una personale e mitica vita domestica dove la città è fatta di interni privati.
Una Pompei milanese di cui sono sopravvissuti i poeti e i letterati, i miti e l’eros – tutti ritratti – mentre l’architettura si è sbriciolata. La Babele orizzontale di Andrea Mastrovito è un’opera di maniacalità artigiana che traduce il gesto di una comunità in un fioretto medievale, una scultura calpestabile come il cammino espiatorio di un santuario. Chiaki Maki si fa strumento del rito creatore della tessitura a telaio. Forme e colori sono strumentali a una forma di scrittura astratta dove l’arazzo è una pagina abitata da concetti, un albergo del lungo processo manuale che sottende e arma ogni sua composizione tessile.
Tre percorsi autonomi su binari paralleli che Assab One tiene insieme con la curiosità umana di un collezionista di storie.
(Marco Sammicheli)
Johanna Grawunder + Christoph Hefti + Antoni Malinowski
un progetto di Elena Quarestani
a cura di Marco Sammicheli
marzo-giugno
Bijoy Jain + George Sowden + Chung Eun Mo
un progetto di Elena Quarestani
a cura di Marco Sammicheli
marzo-giugno