È nella cucina della mamma che la vocazione di Charles Kaisin si è rivelata, mentre guardava le materie mescolarsi e trasformarsi quando preparavano insieme i dolci.”
Diplomato in architettura (Istituto Saint-Luc di Bruxelles), studia design al Royal College of Art di Londra sotto la guida di Ron Arad, per continuare poi in Giappone, all’università di Kyoto. E’ proprio l’esperienza giapponese che lascerà nell’artista un’impronta profonda.
Da quel momento, si è unito al circolo sempre più ampio di designer belgi che si sono fatti conoscere al di là delle frontiere del proprio paese.
Il suo lavoro si articola principalmente intorno a due concetti: l’estensione dei materiali e il riciclaggio.
La sua ormai celebre K-Bench, con la sua struttura alveolare, ci mostra fino a che punto questa nozione di estensione possa conferire alla materia qualità particolari, garantendo così all’oggetto, oltre a una grande flessibilità di utilizzo, anche un’indiscutibile originalità. Le borse da donna, che ha realizzato in collaborazione con Delvaux, s’ispirano allo stesso principio: ad esempio la borsa Pocket, completamente liscia quando vuota, prende la forma di una tasca accogliente quando vi si inserisce un oggetto, grazie all’utilizzazione di un cuoio estremamente morbido. Il modello Basket, invece, si gonfia in gradevoli volumi quando vi si inserisce qualcosa, lasciando intravedere at traverso i suoi alveoli ciò che vi si nasconde.
Impegnato come tantissimi designer contemporanei sul tema dello sviluppo sostenibile, Charles Kaisin ha integrato in gran parte del suo lavoro la nozione di riciclaggio. é così che ritroviamo questo concetto sin dalle prime creazioni quali i bicchieri Glasses, fabbricati da vecchie bottiglie e lavorati attraverso un processo di sabbiatura. Lo stesso procedimento viene utilizzato da Charles Kaisin anche per i Containers, ispirati dalle forme del design industriale degli elettrodomestici e realizzati con sportelli di lavatrici usate, che Charles fa tornare alla loro ‘manifattura’ attraverso un destino singolare: ogni sportello viene sabbiato per diventare un piatto dalle curve contemporanee.
La borsa Pingolingo manifesta la volontà di Kaisin di pervenire a un design più pulito. Se, nel caso dei Containers e dei Glasses, il designer si accontenta di riutilizzare un materiale preesistente, questa volta crea un nuovo materiale da semplici sacchetti del supermercato. Dopo averli raccolti, li ritaglia, li ricompone a caso e, tramite un processo che combina pressatura e riscaldamento, nasce una nuova materia prima.
E’ difficile non vedere nel risultato finale di questi oggetti – attraverso le ‘’stimmate’’ dei loghi e dei marchi che a volte appaiono in filigrana – una critica pungente del designer alla società di consumo e un invito a consumare meno! Uno strano paradosso, se consideriamo che l’invito viene da qualcuno il cui mestiere consiste esattamente nel farci venir voglia di cambiare il nostro quotidiano.
Appassionato di arte contemporanea, Charles Kaisin lavora costantemente a progetti più sperimentali, come la sua Hairy Chair, che fu presentata durante la mostra “Design contre Design” al Grand Palais di Parigi nel 2007.
Oltre al suo lavoro di designer, Charles Kaisin realizza anche numerose ristrutturazioni d’interni, l’ultima delle quali è quella del Museo del Grand-Hornu, in Belgio.
Kaisin è soprattutto una persona generosa del design belga. Aperto al mondo e al futuro, gli piace citare una frase di Paul Eluard: “Il’n’y a pas de hasard, il n’y a que des rendez-vous” ovvero “ l’azzardo non c’ è, ci sono solo degli appuntamenti”.
Testo di Marie Pok, giornalista, direttrice di Design in Brussel e motore del festival di design Designseptember che ogni anno investe la città di Bruxelles.