Detto anche yard sale, rummage sale o moving sale è un’usanza frequente nei paesi anglosassoni: si fa in caso di trasloco o quando c’è bisogno di recuperare spazio vitale spazio vitale. Le transazioni si svolgono in modo informale e i prezzi bassi sono parte del gioco o un pretesto per raccogliere fondi.
In alcune zone degli Stati Uniti i garage sales sono stati il motore di momenti di coesione sociale e di appartenenza alla comunità locale e sono diventati veri e propri eventi che coinvolgono regolarmente decine e decine e a volte centinaia di famiglie. È di poche settimane fa l’iniziativa del governatore della California Arnold Schwarzenegger di promuovere un grande garage sale per contribuire a sanare il deficit della sua amministrazione.
Nell’ambito dell’arte contemporanea le opere ispirate al consumo, al riciclo, ai resti, agli scarti sono innumerevoli. Per esempio c’è Michael Landy che, dopo aver fatto un inventario di tutti gli oggetti che possedeva, li ha esposti e distrutti uno per uno nell’ambito di una performance aperta al pubblico. La memoria del suo delirio consumista (gli oggetti erano 5.000) riposa ora in un libro: Break down. E c’è Tony Cragg con i suoi bellissimi e suggestivi wall drawings realizzati con pezzi di spazzatura colorata (giocattoli rotti, stoviglie e altro) da lui recuperati sulle spiagge. Al MoMA di New York, è in corso fino al 7 settembre la mostra di Song Dong Waste not: l’installazione consiste nell’intero contenuto della casa della madre dell’artista, oggetti che lei aveva accumulato nel corso di cinquant’anni, in un tempo in cui il concetto di “wu qi yong”, non buttare nulla, era un prerequisito di sopravvivenza. I materiali raccolti, dalle tazzine alle bambole senza gambe, dai secchi alle lattine di olio, alle coperte, formano un paesaggio in miniatura che il visitatore può attraversare.