Federico Pepe
a cura di Andrea Lissoni
novembre-dicembre 2007
Federico Pepe
a cura di Andrea Lissoni
novembre-dicembre 2007
Federico Pepe è nato a Omegna (VB) nel 1976. Ora vive a Milano con Stefania, Violetta e Antonio Tranquillo. Passa con disinvoltura e altrettanta energia dal disegno alla fotografia, dall’animazione alla performance, dalla scultura a quant’altro possa veicolare la sua esuberante vena creativa. È ideatore di Le Dictateur, un progetto editoriale estremo, realizzato con la collaborazione dell’amico fotografo Pierpaolo Ferrari, in cui sono stati coinvolti artisti notissimi e autori inediti nell’ambito di un’assoluta libertà espressiva.
In mostra alcuni estratti da SINFLEX, un progetto aperto a cui Federico Pepe sta lavorando da tempo. Un’installazione video accompagnata da una creazione sonora di Wang Inc. e composta da due grandi proiezioni che si fronteggiano: un’animazione e un film che documenta una performance dell’artista in compagnia di una moltitudine di sanguisughe. Dodici disegni di grande formato. Due installazioni.
Mostre personali:
2004: The Holy Site, DieselWall 2004, Milano; 2003: Retch, Spazio (h), Milano.
Mostre collettive e progetti:
2007: L’incanto dell’illusione, spazio Argelati, Milano; My land, San Miniato, Pisa. 2006-2007: Le Dictateur, (compendio di arte contemporanea). 2005: Ritorni d’immagine, galleria The Flat – Massimo Carasi, Villa Noris, Verona; Post-Photography, galleria Changing Role, Napoli; Made in Italy, galleria Cardi & Co., Milano; Malcostume italiano. Irriverenze e incongruenze, galleria The Flat – Massimo Carasi, Milano. 2004: Assab One 2004. La nuova generazione artistica in Italia, Assab One, Milano. 2003: 0123456789. 10 young italian artists’ installations about time lapse, Torino.
“In piedi. A torso nudo. Percorso dalle sanguisughe. Federico Pepe beve vino. E le sanguisughe iniziano a succhiare. Beve sempre più. Tiene una barchetta fra le mani. Le sanguisughe strisciano sulla pelle. Finiscono a terra. Lui barcolla. Si accascia. Disfatto. Il pavimento e la parete di fondo, prima bianchissimi, scompaiono. E l’immagine diventa improvvisamente un disegno. Segni rossi, oggettini scuri, la barchetta abbandonata a se stessa, tracce rosse, dripping, un corpo al centro.
Un’icona, uno stemma araldico in lenta evoluzione, sfondo nero. Una bizzarra animazione, ora 2D, ora 3D, in parte in pellicola. Un organismo che muta, cambia stato e scivola fra l’essere una macchina celibe e un’astrazione possibile della performance di sanguisughe ubriache. Ma anche tutt’altro. O forse niente.
La ripresa della performance alcoolista di Federico Pepe e la bizzarra animazione si fronteggiano, proiettate su due grandi schermi.
La colonna sonora di Wang Inc. accompagna, contraddice ed espande le immagini, trasformando l’ambiente in una grande camera di segni, di segnali e di sensi. Dissociati, dissonanti, fatalmente consanguinei.
A parte, centro pulsante dell’intero progetto, una serie di disegni. E un’installazione.
Tutto questo è Sinflex. Una ricerca, un’esplorazione, una necessità e un’ossessione di Federico Pepe lungo l’ultimo anno e mezzo.
Tutto questo è insensato. Completamente. È un viaggio, una deriva personale in cui non c’è nulla da capire. Da associare. Da riconoscere.
Finalmente.
Ecco cosa ci piace. Non solo la singolarità, l’apertura, i rimbalzi pazzi nella storia dell’arte contemporanea o l’immaginario. E il suo essere impeccabile, ma anche aperto e disorientato.
Ci piace che qualcuno come Federico Pepe faccia cose, opere, apparentemente del tutto insensate. Ma piene di senso per sé. Perché gli vien da farle. E non può farne a meno. Senza smettere di disegnare, nemmeno per un istante, la fatale necessità dell’arte”.